Quarta di copertina
"C’è disordine tra queste pagine, non ho voluto ordinarle. Leggetele così. Provate a godere della luce del sole, lontani dal vostro salotto. Aggrappatevi alle stelle e lasciatevi dondolare facendovi accarezzare dalla brezza di un mondo che non conoscete."
Oggi, attraverso la frenesia del televisore, stiamo assistendo al tramonto di un modo di “percepire”, o di come lo avevamo inteso fino ad ora. È difficile capire cosa accadrà dopo questo crepuscolo. La stimolazione visiva, sempre più veloce, sembra invaderci in modo quasi totalizzante senza lasciarci lo spazio necessario per la riflessione. Il piacere di assaporare le forme del nostro vivere e comprendere il mondo che ci circonda, è stato soffocato e soppresso dall’affanno della società.
Da questo quotidiano ormai irrefrenabile e indistruttibile, sono convinto che la fotografia e la scrittura possano ancora trovare uno spazio non marginale di pausa e riflessione.
La nostra terra, la nostra città, la nostra borgata, il nostro quotidiano fatto di situazioni, gli amici cari, i volti a cui non abbiamo mai rivolto una parola, le storie curiose ed emblematiche che ci hanno accompagnato nella vita, il tempo che scivola sulle nostre esistenze apparentemente inossidabili, quella maledetta smania di proiettarci con anima e corpo in un futuro fatto di sola tecnologia semplicemente perché bisogna guardare avanti, dovrebbero tenerci svegli e farci ragionare.
C’è una nuova generazione affacciata alla finestra, isolata e sempre più sola. Occhi sgranati e manine aggrappate alle maniglie. Ci sono piccole anime in attesa del grande eroe: i nostri bambini fremono, vogliono sedersi sulle nostre gambe. E aprire ancora una volta la scatola dei biscotti.
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